giovedì 22 febbraio 2018

"La Flat Tax del Dragone"

"La Flat Tax del Dragone"
by Giuseppe DRAGONE e Stefano RIZZOTTI
    Molti studiosi attribuiscono a Milton Friedman il merito di essere stato, nel 1956, il primo che propose un modello fiscale fondato sulla c.d. flat tax – tassa piatta – durante una conferenza tenuta in California. In realtà già, negli 40’, Hong Kong poteva contare su un sistema fiscale caratterizzato da una tassazione "piatta". Sicuramente però i veri pionieri della flat tax sono stati R. Hall e A. Rabuska, che, negli anni 80 del secolo scorso, hanno implementato e portato alla ribalta questo sistema di tassazione Da qualche anno ormai Lega Nord, in prima battuta, e l’intera coalizione del centro-destra oramai, si fanno promotori dell’attuazione della flat tax in Italia. Tra le diverse critiche mosse da chi si oppone a tale riforma vi è in particolare quella inerente al conflitto tra una tassa piatta e quanto previsto dall’art. 53, Cost. Sciogliamo subito il dubbio senza troppo dilungarci sulla questione. La critica mossa è tanto inappropriata quanto sterile. In generale esistono tre strumenti per poter rendere un sistema di tassazione progressivo:
    1) Aliquota progressiva
    2) Deduzioni
    3) Detrazioni
    Ad oggi il nostro sistema di tassazione delle persone fisiche utilizza la combinazione di tutti e tre gli strumenti, rispettando quanto previsto dalla Costituzione. La flat tax proposta rispetta sicuramente il carattere di progressività previsto dalla Costituzione. Infatti la base sostanziale di questa proposta di flat tax dimostra come la gradualità dell’imposta sia rispettata costituzionalmente perché si parte da una soglia di esenzione definita no tax area che progredisce in percentuale grazie all’applicazione di una deduzione fissa di € 3.000 applicabile a seconda delle fasce di reddito specifiche, fino ad un’aliquota massimale fiscale del 15%.
    E se passa la Flat tax? Effetti e sostenibilità
    Superato il "non" problema circa la costituzionalità della flat tax proposta in Italia, ad avviso di chi scrive, gli spunti su una riflessione concreta possono racchiudersi in due macro-aree:
    1) Effetti economici
    2) Sostenibilità
    Rispetto al primo tema, non potendo predire il futuro, sembrerebbe opportuno andare ad indagare quei Paesi che già hanno adottato tale modello fiscale, analizzando quali sono stati gli effetti economici a seguito dell’introduzione della flat. Nel vecchio continente, tra la metà degli anni 90’ e il 2005, paesi come Estonia, Lituania, passando per la Russia e Romania, hanno deciso di accogliere tale sistema di tassazione. In breve sintesi però gli effetti della flat tax sono difficili da isolare. In ogni paese, la flat tax è stata generalmente accompagnata da riforme monetarie, fiscali e politiche. Si segnala inoltre come in tutti i casi, ad esclusione solo del caso lettone, l’introduzione della flat ha comportato sempre un aumento nelle detrazioni/deduzioni a livello di tassazione della persona fisica. Tuttavia per quanto ci si possa sforzare, non c’è nessuna evidenza empirica che dimostri che la sola flat tax sia causa della crescita dei ricavi, del tasso occupazionale e della crescita economica in generale. Di contro, sicuramente, in tutti i casi la flat tax è stata in grado di semplificare il sistema di tassazione. Rispetto al secondo tema, quello inerente alla sostenibilità di una manovra che realmente porterebbe dei benefici diretti in termini di tassazione diretta, si riporta in seguito una tabella riassuntiva che indica le relative coperture necessarie per poter dar vita alla flat tax
    Tabella riassuntiva delle coperture (migliaia di euro)

      Anno 1 Anno 2 Anno 3 e successivi
    Costo IRPEF – 48.511.729 – 48.511.729 – 48.511.729
    Costo IRES – 14.844.548 – 14.844.548 – 14.844.548
    Saldo e stralcio cartelle Agenzia della Riscossione (ex Equitalia) per crediti inesigibili + 35.000.000 + 25.000.000 0

    Ammontare sommerso + 540.000.000 + 540.000.000 + 540.000.000
    % Emersione + 35 % + 40 % + 50%
    % Di tassazione + 15 % + 15% + 15%
    Valore imposta su emersione + 28.350.000 + 40.500.000 + 52.650.000
    Incasso IVA sui consumi + 6.019.420 + 7.511.020 + 8.957.420
    Imposta sui redditi dei nuovi occupati + 1.566.232 + 3.023.192 + 4.480.152
    % Incremento del PIL previsto + 1,2% + 2 % + 2,5 %
    Imposta aggiuntive per incremento del PIL + 1.356.000 + 2.260.000 + 2.825.000
    TOTALE COSTI = IRPEF + IRES – 63.356.277 – 63.356.277 – 63.356.277
    TOTALE COPERTURE + 72.291.652 + 78.294.212 + 68.912.572
    Saldo +8.935.375 + 14.937.935 + 5. 556.295
    Dalla tabella proposta, si evidenza come la flat tax si autofinanzierebbe, per mezzo dell’emersione del sommerso, incremento delle imposte indirette legate al rilancio dei consumi, incremento dell’occupazione con l’aumento del gettito ad esso correlato, incremento del PIL dovuto anche, tra gli altri fattori, ad un rientro delle delocalizzazioni e un aumento degli investimenti stranieri. Anche se, a dir il vero, i promotori della flat, non nascondono che nella misura in cui mancheranno delle entrate nel primo periodo di messa a punto del sistema, si potrebbe optare per delle manovre correttive come quelle attuali, con la consapevolezza però che la flat tax sia davvero lo strumento per far "reagire il sistema immunitario della nostra economia".  In conclusione, in relazione a quanto detto, emerge che la flat tax difficilmente potrà essere, da sola, quello strumento in grado di far ripartire l’Italia. Sicuramente però è un tentativo genuino di semplificare il sistema fiscale, da un lato, e dare una spinta all’economia dall’altro. Si immagini ad esempio che davvero venga introdotta la flat tax al 15%, così per come viene proposta dalla Lega Nord, senza però andare ad armonizzare le aliquote sui regimi di imposizione sostitutiva, senza ridurre gli oneri legati al costo del personale o, ancora, senza andare a novellare il sistema di sanzioni legato ai reati tributari. Ciò che invece è auspicabile, così come di fatto è successo nei Paesi che già hanno adottato la flat, è che la stessa sia inserita in un contesto di riforme più ampio, in modo tale da poter dare all’economia italiana quel cambio di marcia definitivo, atteso ormai da troppi anni.